BOOM Festival 2016

Ragazzi, che Boom! 8 giorni fatti di grandi insegnamenti, di condivisione, di grande musica e di incontri con personaggi unici e con tantissimi amici da ogni parte del mondo. Ogni giorno, quando uscivo dalla tenda e cominciavo a camminare per il festival, sapevo che sarebbe stato un viaggio incredibile, che avrei conosciuto, incontrato, parlato con tantissime persone, che avrei imparato cose nuove, che avrei ascoltato e ballato buona musica, che avrei celebrato la vita come si deve.  Il workshop di Biotransenergetica, poi, è stato un grande successo. La partecipazione è stata di oltre 200 persone, tutte ben disposte ad entrare in Transe, a muoversi seguendo la struttura della pratica, a lasciarsi andare completamente al suono del tamburo (grazie ai miei colleghi Fabio Freddi e Giorgia Fenocchio!) E’ stato davvero un processo di cura molto potente e catartico per tutti i partecipanti. Alla fine dell’incontro, durante il cerchio di condivisione, ci siamo presi per mano e ci siamo guardati negli occhi. Abbiamo capito di stare facendo parte di qualcosa molto più grande di noi e abbiamo creato un campo molto forte, vivo, positivo. Abbiamo gridato a squarciagola quando abbiamo ringraziato il fatto di essere vivi, di essere incarnati in questo corpo, qui, adesso, presenti e consapevoli di essere al servizio di noi stessi, del cerchio e del campo. E’ stato un momento meraviglioso, probabilmente uno dei più forti della mia vita. Grazie di cuore a tutti, grazie Valentina e Sara per aver permesso tutto questo, grazie Pier Luigi Lattuada per il sostegno, e grazie BOOM!

Oh what a Boom this was. 8 days of learning, sharing, practicing, dancing, healing, singing and feeling part of a huge community. Every day, when I went out of my tent and started to walk in the Festival, I knew it was going to be an incredible journey, that I was going to meet and talk with dozens of beautiful people, that I was going to learn new things, to listen and dance beautiful music,  to celebrate life in the right way! The Biotransenergetics workshop has been a great success. It counted the participation of more than 200 people, everyone happy and willing to get in the Transe, to move following the sound of the drum (thanks to my colleagues Fabio Freddi and Giorgia Fenocchio who helped me in the workshop!). It has been a healing process, very powerful and cathartic for every participants. At the end of the workshop we took each other by the hands and look into our eyes. We understood that we were part of something bigger than us and that we created a very strong, alive and positive field. We screamed out loud as we thanked the fact to be alive, embodied in this body here and now, conscious and present to be in service for ourselves, for the circle and for the field. It has been a wonderful moment, maybe one of the strongest of my life. Thanks everyone, thanks Valentina and Sara for making this possible, thanks Pier Luigi Lattuada for sustaining me and thanks BOOM!

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L’AUGURIO PIU’ BELLO

Mettiamola così: è come se facessimo tutti parte di un’unica gigantesca squadra di calcio, l’umanità, e la partita che stiamo giocando è quella di prosperare, ad evolvere. Stiamo giocando tutti allo stesso gioco. Per arrivare ad evolvere, come individui e come collettività, dobbiamo nutrire la fiducia di essere tutti della stessa squadra: la fiducia quindi che tutti gli altri stiano giocando con noi e per noi. Per il bene della nostra squadra, per vincere, dobbiamo fare lo sforzo di accettare nel gruppo anche persone che sono diverse da noi, e che spesso tendiamo a vedere come avversari, ma che in realtà fanno parte anche loro della nostra stessa squadra. Per arrivare a capire questo, e a crederci davvero, l’unica cosa che possiamo fare è praticare l’amore incondizionato verso noi stessi e gli altri.

L’amore, non è un qualche oggetto che si crea dentro di noi e che noi offriamo o riceviamo. L’amore è qualcosa che va oltre me stesso come persona. Io sono creato dall’amore. L’amore c’è sempre, è sempre. L’amore è l’essenza dell’uomo, ci fa vivere. Quando il cuore batte per la prima volta, è l’amore che lo fa battere, è l’amore che crea quel movimento che pulsa nel nostro corpo e che muove il nostro respiro. E’ l’essenza, è la radice, è la chiave. Tutto nasce e muore nell’amore. L’unica maniera per vedere con i miei occhi che l’amore è indivisibile, e che anche quella persona che mi sta di fronte e che non sopporto, è in realtà una manifestazione dell’amore, è praticare l’amore incondizionato. E quindi amare anche il mio nemico, o amare la mia malattia, amare quella parte di me che mi fa schifo e che non vorrei. Amarla davvero, però.

Tutto è manifestazione dell’amore, tutto ha un senso solo nell’amore. Più praticheremo l’amore incondizionato verso noi stessi e gli altri, in ogni forma o maniera che possa venire in mente, più riceveremo amore, e quindi vita, sanità fisica e mentale, benessere, chiarezza nel pensiero e nelle azioni.

Tutto ci porta fuori da questa fiducia: la cultura, le ideologie, la società, gli altri. Per questo, per poter rimanere in questo sentiero, bisogna essere dei guerrieri e lottare ogni giorno, in ogni istante, in nome dell’amore.

Questo è il mio augurio per il nuovo anno: fidati della tua squadra, dei tuoi compagni. Renditi conto che siamo tutti sulla stessa barca, e che stiamo tutti giocando la stessa partita. E per farlo, pratica l’amore incondizionato.

 

Calcio amore

Buon 2016

Un grande abbraccio a tutti

Andrea Samar Molinari

 

 

SUMMER 2015 – ESTATE 2015

Dear friends,

Today the sun is shining here in Milan, Italy, and it makes me think of all the great experiences I had during these last 3 months. After all the emotions of FEEDING THE SOUL – 1st TRANSPERSONAL FESTIVAL in the last days of June, I’ve been travelling around Italy, England, Hungary and Croatia, and I had the chance to get to know a lot of beautiful people, and creating new connections. More than 350 people had the opportunity to try the BIOTRANSENERGETICS WORKSHOP I was offering, and together we always created a beautiful healing space. A lot of people gave me very nice feedback about their journey during the workshop, and I hope many more will enjoy this experience. Soon I’ll post some news about my work and my journeys, and hopefully we can see each other again. If you’ve participated to our workshop please, share a comment here below, or on the FB page. Here some pictures from this beautiful summer. A big hug to each and everyone of you!

Cari amici,

oggi il sole splende qui a Milano e mi fa pensare a tutte le bellissime esperienze di quest’estate appena trascorsa. Dopo le grandi emozioni provate durante FEEDING THE SOUL – 1st TRANSPERSONAL FESTIVAL ho viaggiato costantemente per tutta Italia, e sono stato anche in Inghilterra, Ungheria e Croazia, stabilendo tantissimi nuovi legami con persone meravigliose, e creando nuovi ponti e nuove bellissime nuove connessioni. Più di 350 persone hanno avuto l’opportunità di provare il WORKSHOP DI BIOTRANSENERGETICA che ho offerto, e insieme abbiamo sempre creato un fortissimo campo di cura. Moltissime persone mi hanno dato ottimi feedback rispetto alle loro esperienze e ai loro viaggi durante il workshop, e spero che ancora più persone possano fare questa esperienza in prima persona. Presto pubblicherò nuove info sui miei prossimi lavori e spostamenti, e spero che così possiamo rivederci nuovamente. Se avete partecipato ad uno dei miei workshop, e se ne avete voglia, potete lasciare un commento sulla vostra esperienza qui sotto o sulla pagina FB. Intanto eccovi delle foto da questa meravigliosa estate. Un grandissimo abbraccio ad ognuno di voi!

ANDREA MOLINARI TOUR 2015

Next Events/Prossimi Eventi

Andrea Samar Molinari

Biotransenergetics Therapies @ O.Z.O.R.A Festival 2015

Dadpustza – Hungary

3 – 9 August 2015

Ozora

Buddhism, Yoga and Shamanic Trance States

Panel

with Joe Schraube, Einat Ran, Andrea Molinari, Syama and James Oroc

Thursday, August 13th @ Lost Theory Festival

H8.30

Contemplative Psychotherapy: The Shifting Science of the Mind

Panel discussion

with Joe Schraube, Andrea Molinari, and Enzo Giustino

Thursday, August 13th @ Lost Theory Festival

H21.15

Biotransenergetics – A Path To Our True Self

Workshop

with Andrea Molinari

Saturday, August 15th @ Lost Theory Festival

H20.00

Croatia – 12/17 August 2015

Lost Theory Festival

IL CERCHIO DEGLI UOMINI

Se ci si ferma a meditare su quale sia la maniera più funzionale e più democratica in cui delle persone possano incontrarsi per parlarsi, per condividere delle esperienze o per praticare insieme qualsiasi tipo di pratica o esercizio la forma che intuitivamente sorge spontanea, è quella del cerchio. Il cerchio, per definizione, è: “Parte di piano delimitata da una linea curva chiusa, detta circonferenza, ove per circonferenza si intende il luogo geometrico dei punti di un piano che hanno da un punto dato (centro) distanza uguale a un segmento dato (raggio). (da OxfordDictionaries – Le Monnier/Mondadori Education)

Cerchio_e_omino

Quando facciamo parte di un cerchio noi siamo i “punti” del piano che formano la circonferenza. Senza anche solo uno dei punti il cerchio si apre e quindi perde la sua proprietà di essere una forma geometrica perfetta. Possiamo capire come, se anche solo una persona appartenente a quel cerchio è assente o se ne va, il cerchio subirà una crisi finalizzata al mantenimento dell’unità circolare, e quindi al ristabilirsi della figura perfetta. Questo per dire quanto, anche solo l’esperienza stessa di partecipare a un cerchio sia già di per sé qualcosa di molto terapeutico e trasformante, perché dà dignità di presenza ad ogni individuo, ad ogni “punto”, senza il quale il cerchio non è più un cerchio. Allo stesso tempo, essendo ogni punto equidistante dal punto centrale (il “fuoco” in termini fotografici), ed essendo ogni punto appartenente allo stesso piano di cui il cerchio fa parte, ognuno ha la stessa dignità. Non esiste, infatti, un cerchio con un punto che sia “più” o “meno” degli altri, o che stia più in alto o più in basso. Non esiste, all’interno di un cerchio di individui, qualcuno che abbia più potere o più diritto di parlare degli altri. In questo l’esperienza del cerchio è anche educativa, ci insegna l’arte della pazienza, dell’ascolto, del rispetto reciproco, e dell’accettazione dell’altro appartenente allo stesso cerchio a cui Io appartengo.

Io sono perchè noi siamo

Infine il cerchio è l’unica conformazione che permette ad ogni persona di avere tutti gli altri all’interno del proprio campo visivo, senza che ci si debba spostare, cosa che comporterebbe di nuovo l’apertura del cerchio e quindi la perdita dell’equilibrio di gruppo. Questa non è cosa da poco, se si pensa che raramente riusciamo a “tenere dentro tutti” nel considerare le opinioni altrui. Abbiamo visto così come la conformazione “a cerchio” sia una buona base di partenza per fare in modo che un gruppo di persone possa entrare in contatto e cominciare a strutturare una relazione di gruppo e anche un senso di identità, prima ancora di cominciare a parlare o di fare qualsiasi cosa. Sembra incredibile che nelle nostre scuole e università alla conformazione “a cerchio” sia stata preferita la modalità “frontale” di insegnamento, in cui c’è il maestro o il professore che spiega ed in cui ci sono gli allievi, ognuno posizionato come in una griglia di partenza di Formula Uno.

Formula 1

Dal punto di vista simbolico è ovvio che questa conformazione sia già di per sé significativa: chi sta in prima fila è più esposto, e chi sta dietro è più lontano dal “fuoco”, cioè la lavagna, con tutte le connotazioni comportamentali e psicologiche che questo comporta (di solito i “secchioni” stanno davanti perché vogliono farsi vedere dal professore, e non hanno nulla da nascondere, mentre gli alunni più problematici sono storicamente quelli che si siedono in fondo alla classe e che vengono spediti al primo banco se fanno troppo rumore). Vediamo come già solo l’esperienza di sedersi davanti o dietro fa entrare gli individui appartenenti a quel gruppo in ruoli in non si è alla pari ed in cui il fuoco è sbilanciato verso il docente, ovvero colui che ha più potere, che detiene la conoscenza e che in generale è colui che parla, che insegna (docet) mentre gli alunni non godono di questo potere, in quanto posti in una condizione di ascolto passivizzante. Anche nei convegni e nelle conferenze questa conformazione è ormai radicata, il che indica quanto questa modalità di insegnamento e di apprendimento, questa conformazione di gruppo sia stata ormai accettata dalla società. Anche la società occidentale stessa è basata su questi presupposti: c’è chi detiene più potere, chi detiene la conoscenza, chi è “più” degli altri, e poi c’è la massa, che si contende illusorie soddisfazioni e status e che accetta questa disposizione in maniera acritica, perché è molto più comodo delegare il potere, e ascoltare passivamente.

Flower of life

Il cerchio riconsegna dignità ad ogni individuo e ridistribuisce il potere in maniera equa. In cerchio ognuno ha diritto di parola, ognuno può prendere il suo tempo all’interno nel tempo collettivo; ognuno, dal suo posto, può esprimere le proprie potenzialità, le proprie abilità. Se considerassimo tutta l’umanità come un enorme cerchio, arriveremmo così, a livello metaforico, a vedere nel cerchio la forma adeguata per fare in modo che ognuno trovi il suo posto nel mondo, e anche per vedere in ogni persona ciò che la rende unica ed inimitabile rispetto a tutte le altre. Dobbiamo renderci conto di far ancora parte del cerchio degli uomini e di non essere più abituati a farlo. Ciò è evidente quando proviamo a vivere l’esperienza diretta del Cerchio.

MARTEDI’ 16 GIUGNO 2015 CERCHIO DI CONDIVISIONE A MILANO (CLICCA QUI PER PARTECIPARE)

LA DIFFERENZA TRA “LAVORARE” E “ESSERE AL SERVIZIO”

In questi giorni mi sono chiesto che cosa volesse dire veramente “essere al servizio”. Credo sia un concetto che siamo abituati a considerare soprattutto in ambito professionale o nell’ambito del volontariato umanitario, ma che ci sfugge quando pensiamo di dover “aiutare gli altri” a tutti i costi, o quando ci sentiamo sfruttati e sottopagati. In quest’ultimo caso può essere che stiamo facendo confusione tra “essere al servizio” e “lavorare”.

Nelle settimane precedenti ho letto molti articoli riguardo alla questione “lavorare gratis”.  Queste discussioni e conseguenti divergenze, che si tramutano poi in divisioni radicali su questo argomento credo abbiano alla base questo fraintendimento.

tempi-moderni

Una cosa è “lavorare”, e quindi quello che possiamo chiamare “occupazione”: offrire a qualcuno il nostro tempo, il nostro talento e le nostre energie in una o più attività, in cambio di un riconoscimento economico, in modo così da badare materialmente ai propri bisogni, soprattutto quelli primari, e quindi ad avere un tetto, un letto, ad avere da mangiare per noi e per la nostra famiglia, e ad avere del denaro sufficiente per mantenere tutto questo. Il lavoro, o l’occupazione, dovrebbe essere il motore che dà energia a tale sistema vitale.

Altra cosa, invece, è “offrire il proprio servizio”. Ciò significa investire parte del proprio tempo e delle proprie energie in maniera disinteressata con la finalità di portare avanti, da soli o con altri, un progetto, una causa, un valore. Ad un primo livello di comprensione, non credo importi “a chi” fai servizio, ma importa l’intento con cui lo fai e la qualità di quello che stai facendo, quindi “come” lo fai. Si potrebbe dire che, lavorando per portare a casa la pagnotta, sei al servizio di te stess@ e della tua famiglia. Il rapporto che si ha con il capo e con i colleghi è un rapporto di lavoro, non è un servizio. Poi, se credi così tanto nei valori del tuo lavoro che ti senti felice nell’essere anche al servizio dei tuoi datori di lavoro, della tua azienda o dei tuoi colleghi buon per te! Non sempre queste due cose coincidono: e proprio per questo facciamo fatica a pensare di metterci al servizio senza considerarci sfruttati. La cosa importante, comunque, credo sia incominciare a separare questi due livelli.

Datore di lavoro

Ad un secondo livello di comprensione, se proviamo ad entrare in quest’ottica,penso che ci si debba chiedere: “A chi o a che cosa sto offrendo il mio servizio nella mia vita?”. Confido che dentro ognuno di noi ci sia la capacità di discernere se quello che stiamo facendo sia qualcosa di “elevato”, o se invece è da considerarsi come qualcosa che ha a che vedere con le basse sfere dell’umano.

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In vita mia mi sono spesso messo al servizio in diverse situazioni: ho dedicato il mio tempo e le mie energie in maniera volontaria per molti progetti ed in diverse occasioni. La mia esperienza è che, se fai spontaneamente più di quello che ti viene richiesto, e se riesci a farlo allegramente, perché solo il fatto di farlo ti ripaga dello sforzo e della fatica investiti, allora succede il miracolo, e tutto ti ritorna. Certo, magari ti ritorna in maniere che tu neanche immagini, ma quando ti ritorna non puoi fare altro che ringraziare. Le volte che invece facevo confusione tra il lavoro ed il servizio, tutte le mie energie si consumavano nel fare qualcosa in cui non credevo, e alla fine mi sentivo sfruttato, non riconosciuto ed ingiustamente sottopagato.

PRESENZA MENTALE E CONSAPEVOLEZZA (Chogyam Trungpa)

Meditare significa lavorare con la nostra fretta, con la nostra irrequietezza, con la nostra costante attività. La meditazione procura quello spazio o quel terreno in cui l’irrequietezza possa funzionare, possa avere la possibilità di essere irrequieta, possa rilassarsi con l’essere irrequieta. Se non interferiamo con l’irrequietezza, allora l’irrequietezza diventa parte dello spazio. (…)

Trungpa

La pratica della meditazione non consiste nel cercare di produrre uno stato mentale ipnotico o nel cercare un senso di quiete. (…) Cercando uno stato mentale di quiete, ci si mette in guardia contro l’irrequietezza. C’è un costante senso di paranoia o di limitazione. Sentiamo il bisogno di stare in guardia contro improvvisi attacchi di passione o di aggressività che potrebbero sopraffarci, farci perdere il controllo. Questo metterci in guardia limita il campo d’azione della mente, poiché non si accetta qualsiasi cosa si presenti.

Irrequietezza

La meditazione dovrebbe invece (…) saper usare tutto ciò che si manifesta nello stato mentale. Se perciò lasciamo posto sufficiente all’irrequietezza così che possa funzionare entro lo spazio, allora l’energia cessa di essere irrequieta perché può fondamentalmente avere fiducia in sé.

La meditazione fornisce un prato enorme e invitante a una mucca irrequieta. Per un po’ la mucca può essere irrequieta nel suo enorme prato, ma a un certo punto, essendoci tanto spazio, la sua irrequietezza diviene irrilevante. Così la mucca mangia e mangia ancora e poi si rilassa e si addormenta.

Cow

STATI DI COSCIENZA (Gurdjeff)

Le funzioni psichiche e le funzioni fisiche non possono essere comprese fintanto che non si sia compreso che le une e le altre possono lavorare in differenti stati di coscienza.

Vi sono quattro stati di coscienza possibili per l’uomo. Ma l’uomo ordinario (…) non vive che negli stati di coscienza più bassi. I due stati di coscienza superiori gli sono inaccessibili, e benchè egli possa averne coscienza a sprazzi, è incapace di comprenderli e li giudica dal punto di vista dei due stati di coscienza inferiori che gli sono abituali. Il primo, il sonno, è lo stato passivo nel quale gli uomini trascorrono un terzo e sovente anche la metà della loro vita. Il secondo, nel quale passano l’altra metà della loro vita, è quello stato in cui camminano per le strade, scrivono libri, discutono di soggetti sublimi, si occupano di politica, si ammazzano a vicenda: è uno stato che considerano attivo e chiamano “coscienza lucida”, o “stato di veglia” della coscienza. Queste espressioni di “coscienza lucida” o “stato di veglia della coscienza” sembrano essere formulate per scherzo, specialmente se ci si rende conto di ciò che dovrebbe essere una “coscienza lucida” e di ciò che è in realtà lo stato nel quale l’uomo vive e agisce.

Gurdjeff 2

Il terzo stato di coscienza è il ricordarsi di sé, o coscienza di sé, coscienza del proprio essere. E’ generalmente ammesso che noi possediamo questo stato di coscienza e che noi possiamo averlo a volontà. La nostra scienza e la nostra filosofia non hanno visto che noi non possediamo questo stato di coscienza e che il nostro desiderio è incapace di crearlo in noi, per quanto ferma possa essere la nostra decisione.

Il quarto stato di coscienza è la coscienza obiettiva. In questo stato l’uomo può vedere le cose come sono. Talvolta, negli stati inferiori di coscienza, egli può avere dei barlumi di questa coscienza superiore. Le religioni di tutti i popoli contengono testimonianze sulla possibilità di tale stato di coscienza, che viene definito “illuminazione“, o con altri differenti nomi, ma che non può essere descritto a parole. Ma l’unica strada giusta verso la coscienza obiettiva passa attraverso lo sviluppo della coscienza di Sé.